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Quando, come, perché

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I quando, i come ed i perché di una cranioplastica

 

B. Zanotti, A. Nataloni, A. Verlicchi, F. Lupidi, M. Vindigni

 

 

 

Sono sostanzialmente tre le evenienze che portano all’indicazione di una cranioplastica:
1. craniectomia post-traumatica sia secondaria alla frammentazione ossea che impedisce una ricostruzione della volta cranica sia dovuta a tecniche di decompressione osteo-durale nei casi di rigonfiamento cerebrale non controllabile con i comuni provvedimenti conservativi;
2. craniectomia demolitiva per trattamento chirurgico di tumori destruenti che interessano l’osso, ab intrinseco, o per contiguità;
3. lacune ossee secondarie a sindromi di tipo malformativo.

A queste possono aggiungersi gli esiti di pregressi interventi chirurgici che hanno portato a:
4. osteite dell’opercolo con necessità di rimozione dello stesso;
5. riassorbimento osseo opercolare (Figura 1). Questo si realizza soprattutto nei casi dove manca l’apporto trofico da parte della dura.

 

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Figura 1. Immagine 3D alla TC che mostra un opercolo frontale in avanzato stato di riassorbimento (a sinistra). Ricostruzione al computer dai dati TC di un modello 3D di cranio che presenta un opercolo osseo (6,5 x 6,5 cm) dislocato ed in parte riassorbito.


La cranioplastica non deve essere eseguita quando è in atto un’infezione dei tessuti molli o, peggio ancora, una erosione cutanea. Se vi è stata una pregressa osteite il terreno deve essere a garanzia di bonifica. Sul tempo necessario che trascorra fra l’asportazione dell’opercolo infetto ed il nuovo reimpianto, non vi è uniformità fra i chirurghi.
Particolare attenzione deve essere posta in caso di distrofie cutanee, specie se post-attiniche o se la cranioplastica risulta in contiguità con seni paranasali con mucosa lacerata. Inoltre, se vi è un problema di idrocefalo, questo dovrebbe essere risolto prima o contemporaneamente al posizionamento della cranioplastica.
Come deve essere la cranioplastica ideale?
Deve:
1. essere assolutamente biocompatibile;
2. essere perfetta nella ricostruzione del profilo osseo andato perduto con restituzione della funzione estetica e di quella protettiva;
3. garantire una procedura chirurgica semplice.
Inoltre, non deve alterare gli esami strumentali che si rendessero eventualmente necessari, quali RM, angiografia, EEG, ecc., nella storia sanitaria del Paziente.
Allo stato attuale della ricerca tecnologica sui materiali, sembra che proprio le cranioplastiche su misura in idrossiapatite porosa rispondano a questi requisiti. Con qualche cosa in più. Alla biocompatibilità si assomma la capacità osteoinduttiva dell’idrossiapatite porosa che rientra di diritto nel grande capitolo dei materiali biomimetici. Inoltre, la semplicità d’impianto porta ad una chirurgia di una facilità quasi disarmante.
È però anche vero che questa metodica presenta pure dei limiti. I principali sono la fragilità iniziale, che perdura comunque per molti mesi, ed il rilevante costo di produzione.
Detto questo, perché il Paziente con craniolacunia deve essere informato sulla necessità di sottoporsi ad un intervento di cranioplastica e, fra le possibili soluzioni tecniche, proprio con quella su misura in idrossiapatite porosa? Innanzi tutto, la protesi su misura garantisce il miglior risultato estetico. Non sempre ottenibile dall’uso di manufatti allestiti sul tavolo operatorio. Questo soprattutto nelle aree dove la sfida tecnica per il chirurgo è assai rilevante, vale a dire la riparazione di difetti orbitari quali l’orlo sopraciliare che presenta contorni assai irregolari. Ma la necessità di una copertura cranica è dettata anche e soprattutto dal fatto che è rilevabile un miglioramento neurologico dopo cranioplastica. Questo anche dovuto al fatto che si assiste ad un recupero del flusso ematico e del metabolismo locale ed un compenso pressorio fra i vari compartimenti endocranici.
Da verificare se, nei casi di epilessia post-traumatica o post-chirurgica, il posizionamento di una cranioplastica migliori lo stato di comizialità.
Il fatto poi che la cranioplastica in idrossiapatite porosa porti ad una osteointegrazione ottimale rappresenta quel valore aggiunto che la rende, allo stato attuale della ricerca biotecnologica, un manufatto le cui garanzie e potenzialità vanno esplicitate al Paziente.


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